Se gli update di Google favoriscono i grandi brand
Cosa accade ai piccoli?
Breve introduzione
Dopo aver discusso della problematica nel suo cuore, cioè se sia giusto e “democratico” fare una cosa del genere ed aver creato un vero e proprio vespaio in rete, è arrivata la risposta di Matt Cutts che, nella sostanza, dice: non abbiamo favorito i brand forti ma abbiamo fatto aggiornamenti che potrebbero favorirli (le solite dichiarazioni di Google insomma). Matt Cutts parla di 5 parametri che godranno di maggiore considerazione:
- Trust
- Authority
- Reputation
- PageRank
- High quality
Per capire meglio di cosa parlo suggerisco una veloce lettura del secondo post di Tagliaerbe sulla questione.
Cosa ne scaturisce?
Innanzitutto una bella discussione sul forum GT nella quale, oltre a cercar di capire la veridicità di questo update, si aprono scenari possibili su come un brand possa accrescere e migliorare la sua presenza su Google anche se non si tratta di Starbucks. I grandi brand hanno dalla loro parte, oltre ad una disponibilità economica maggiore e quindi un’ottimizzazione SEO ben fatta, anche un word of mouth più eterogeneo e spontaneo.
Il risultato è una visibilità garantita da link sparsi ovunque nella rete.
Giorgio Taverniti parla giustamente di muliticanalità dei backlink e cioè la provenienza di link non solo da siti standard ma da community, social network, blog,etc.
Questa grande mole di dati spontanei (e non) fa in modo che Google “favorisca” i grandi brand. Possiamo dire di trovarci di fronte ad un processo abbastanza naturale (se consideriamo le logiche adottate fino ad ora dal motore di ricerca).
Altra ipotesi
Nel caso i grandi brand non avessero speso soldi nel posizionamento potrebbero assaporare il brivido della prima pagina e capire quanto è importante. Dopodiché la decisione di dedicare un corposo budget alla SEO sarebbe questione di minuti.
Google, fosse vero questo pensiero, avrebbe applicato una logica astutissima per guadagnare ulteriori denari.
Quindi i piccoli Brand che fine fanno?
La lezione insegna che i piccoli brand, se vogliono diventare forti sui motori, innanzitutto possono cominciare a spendere in adwords (:P) ma, più seriamente, devono adottare la logica della multicanalità e gestirla quotidianamente.
Avere un sito con informazioni utili, corpose, interessanti e facilmente linkabili. Essere presenti sui principali social network, sui forum tematici, ottenere articoli interessanti e spontanei da blogger opionon leaders e coltivare il tutto quotidiamente con azioni anche offline che rimandino, ad esempio, a Facebook, Twitter, Myspace etc.
E ricordiamo sempre le parole di Seth Godin: “Tutte queste strategie di marketing altro non sono che decorazioni da aggiungere su una coppa di gelato: mettici panna montata, ciliegine e cioccolato fuso e avrai un dessert fantastico. Ma se sul fondo della coppa ci sono delle polpette di carne…che pasticcio disgustoso!”.
Il lavoro comincia a farsi interessante, che ne dite?
Alessandro Sportelli
16 Marzo 2009 at 09:06Ahahah Mitico Seth 🙂
Per quanto riguarda l’argomento da te esposto la mia opinione è la stessa espressa sul tagliablog. Personalmente non ci vedo nulla di diverso da ciò che è sempre stato. E’ ovvio che i brand codano di maggiore popolarità. La popolarità online si trasforma in link e tutto il resto è noia 🙂
Ciao Jose
Alessandro Sportelli
16 Marzo 2009 at 10:06Ahahah Mitico Seth 🙂
Per quanto riguarda l’argomento da te esposto la mia opinione è la stessa espressa sul tagliablog. Personalmente non ci vedo nulla di diverso da ciò che è sempre stato. E’ ovvio che i brand codano di maggiore popolarità. La popolarità online si trasforma in link e tutto il resto è noia 🙂
Ciao Jose